Narcisismo e gruppo

di Leonardo Ancona

Al lavoro che segue si addice, anzi è indispensabile, una premessa erme-neutica: il titolo che reca è quello di Narcisismo e Gruppo, e nel programma del Corso sui Disturbi della Personalità organizzato dall' IREP, nel corso dei quali il lavoro è stato presentato, è indicato con lo stesso titolo anche il contributo di Edmond Gilliéron, il celebre psichiatra di Losanna, che è Presidente dell'Istituto. Questo fatto ha costituito per me una fonte di particolare difficoltà, per due ragioni: perchè quando si deve parlare di narcisismo ci si deve necessariamente scontrare con la stessa variabile in proprio, che esige il controllo accurato sia della estensione sia della restrizione che essa tende ad apportare al proprio contributo; e perchè la risaputa competenza e ricchezza di pensiero di Gilliéron imponeva il rischio del confronto, riguardo ad un pubblico informato e preparato perciò ad una valutazione differenziale. Non è pertanto fonte di sorpresa il fatto che io mi sia atteggiato alla relazione con un certo senso di disagio, che si è consolidato al primo incontro con il collega, e amico Edmond, la sera prima del Congresso. Al punto da avermi indotto al seguente sogno: "io venivo introdotto dal Cardinale Ruini alla presenza di Papa Paolo VI; entravo in una stanza e vedevo lo stesso coricato per terra, sofferente, abbandonato a se stesso. Accorrevo e cercavo di sostenerne la testa, che però mi sfuggiva dalla mano e ricadeva a terra, picchiando sul duro pavimento. Mi allarmavo e cercavo affannosamente un supporto da porre come cuscino sotto la testa, ma invano: il mio fazzoletto più volte ripiegato era troppo piccolo per la bisogna, e una spugna malamente ripiegata che stava in un angolo della stanza non era proprio indicata: era malamente sporca e in più puzzava..." Il sogno finiva qui e la sua interpretazione mi venne subito alla mente tramite associazioni immediate: conoscevo bene il Papa Paolo VI, ero da lui benvoluto e apprezzato e lui stesso mi incoraggiava proprio nello studio della Psicoanalisi; al punto che in un incontro testimoniato da una foto che reca in esergo un mio libro sulla Psicoanalisi si vede il Papa che viene incontro a me con le braccia spalancate, mentre mi esorta a continuare nello studio intrapreso...: ero dunque io stesso il Papa sognato in difficoltà, e chi mi aveva introdotto a lui era l'amico comune a me e a Gilliéron, il Prof. Petrini, uno degli organizzatori del Congresso. La mia situazione di infermo era la conseguenza del confronto con lo psichiatra svizzero, che mi aveva lasciato perdente e atto a difendermi soltanto con strumenti limitati, contro-producenti e impropri... Come si sa l'inconscio è veritiero, non perdona e questa era la situazione emotiva nella quale io mi dibattevo il giorno prima del Congresso. Ma tutto cambiò improvvisamente la mattina dopo, con l'inizio dei lavori: un pubblico caldo, accogliente, predisposto all'ascolto, unito dal desiderio di apprendere, e che mi aveva in gran parte già conosciuto in modo positivo: un vero e proprio Grande Gruppo nel quale, come espresso dal chairman della mattinata Prof. Boccanegra che evidentemente aveva colto il fatto, si stava per celebrare non tanto una processualità ma il vivere una narrazione condivisa, nella costruzione simultanea degli attori, dove scompariva chi ascoltava e chi parlava, chi era Maestro e chi allievo, chi 2 era padre e chi era figlio. Io mi trovavo pertanto immerso in una atmosfera inaspettata di coinvolgimento emotivo, mediato da rappresentazioni mentali comuni, da uguaglianza di aspettative, di posture corporee, e da ibridazione di Narcisismo personale e di gruppo, proprio come era impostato ad essere il programma del Congresso. Non ci si può pertanto stupire se io, che mi ero predisposto ad ascoltare il rapporto di Gilliéron con attenzione sostenuta, obiettivante, basata su appunti registrati in estensione per collimare poi con essi il mio dire, mi sia trovato del tutto spiazzato: comprendendo in un attimo che ciò che si stava attuando era un lavoro finissmo di filigrana (il rapporto Gilliéron) al quale il mio successivo rapporto avrebbe portato a sua volta il contributo della carta di sostegno: il primo, atto a impreziosire il prodotto, il secondo a renderlo più pubblico e partecipato. Uno scenario che, come si vedrà alla fine del racconto, consentì la testimonianza di un mio cambiamento profondo, in perfetta collimazione con pensiero di Gilliéron. E a questo punto è possibile iniziare il mio rapporto su: “NARCISISMO E GRUPPO” La prospettiva gruppale ha promosso una ampia elaborazione del concetto psicoanalitico di Narcisismo; per il semplice fatto che ad integrazione dell'inconscio "personale", di derivazione freudiana, la gruppo-analisi ha introdotto la dimensione di "inconscio gruppale". Questa elaborazione non ha rivestito soltanto una importanza epistemologica, ma ha avuto una ricaduta di grande spessore sul piano clinico. Oggi è comunque possibile parlare di un Narcisismo individuale e gruppale. Allo scopo di dimostrare la realtà di questi due tipi di Narcisismo e di esaminare la natura dei loro rapporti, è indispensabile il riferimento a quanto la letteratura psicoanalitica ha proposto al riguardo, sottolineando che il mito di Narciso è un condensato di significati ai quali hanno posto mano S. Freud, i suoi epigoni immediati e la cui elaborazione è stata continua sino ai nostri giorni. Sembra conveniente riportare qui al proposito specialmente il pensiero di S. Freud, di J. Lacan, di G. Sassanelli e di I. Matte Blanco, con richiami a Winnicott e a Bion. S.Freud si è rifatto al mito di Narciso come viene raccontato nella stesura che ne ha dato Graves (1963) e che, anche se a tutti noto, conviene qui riportare per quella "composizione di luogo" che 3 riporta plasticamente la presenza dell'oggetto di cui si vuole parlare; come si usa fare nella impostazione dei Gruppi Balint: - Narciso era il figlio della ninfa Liriope, che si era rivolta al veggente Tiresia per sapere del destino del figlio, e questi le aveva risposto: "Narciso vivrà fino a tarda età purchè non conosca mai se stesso". Ora tutti, di ambo i sessi, si innamoravano di Narciso che era molto bello ma che respingeva tutti perchè caparbiamente geloso della proria bellezza; fra gli spasimanti la ninfa Eco che, rifiutata, si ridusse a una pura voce di lamento e di rimpianto; fra gli spasimanti Arminio, che ricevuta da qualcuno una spada si uccise con la stessa sulla soglia della casa di Narciso, invocando gli dei perchè vendicassero la sua morte. E sua madre Artemide organizzò le cose in modo che Narciso, vedendosi rispecchiato nell'acqua di uno stagno (conoscendo se stesso) si innamorò della propria immagine, estenuandosi sino alla morte nella propria inane contemplazione; egli cercava infatti di toccarsi, di abbracciarsi, ma ogni volta che lo faceva sconvolgeva lo specchio di acqua facendo scomparire la propria immagine. Alla fine si uccise trafiggendosi il petto con una spada e dalla terra inzuppata dal suo sangue nacque il narciso bianco dalla corolla rossa. Cosa ha visto S.Freud in questo racconto? Egli vi ha riconosciuto la possibilità di addizionare al concetto di "pulsione", sino ad allora (1914) elaborato, quello di "struttura" psichica, strumento dell'apertura del soggetto al mondo delle relazioni verso di sè e verso gli altri, rispondendo con ciò anche alle accuse/provocazioni ricevute da Jung sulla limitazione del suo impianto teorico. E' noto che Freud distinse un "narcisismo primario" e un "narcisismo secondario", secondo le seguenti specificazioni: - il narcisismo primario consiste nella assoluta mancanza dell' "altro"; ogni presa di contatto con altri da sè porterebbe infatti alla auto-distruzione. In questo tipo di narcisismo il contenuto pulsionale viene conservato, ha il suo prototipo nella vita intra-uterina, nel sonno privo di sogni, e nella reazione di una persona tormentata da un forte dolore organico; nella grave psico-patologia questo narcisismo è rappresentato dall' "autismo primario". - il narcisismo secondario è invece una relazione; consiste infatti nella proiezione di una parte della libido su oggetti, su altri, e sulla re-introduzione degli stessi volta a recuperare a favore dell'Io la libido che gli è inerente. Il processo si presenta così come un furto, a proprio vantaggio, di quote di libido che spetterebbero invece agli oggetti interessati, agli altri, secondo lo schema seguente: 4 N. primario, pulsionale, anogettuale puro ideale N. secondario, relazionale, su Io ideale:conn.negat. puro oggetto Di conseguenza il sistema dell'Io risulta imperniato sulla possibilità di una triplice relazione, con l'Ideale dell'Io, con l'Oggetto e con l'Io ideale, secondo il seguente schema, ripreso da Benvenuto (1995): Come è evidente nello schema di Benvenuto, la dinamica del soggetto è processata unicamente in termini di libido e tutti si svolge nell'ambito del mondo inconscio interno. Al punto che è prevista la possibilità che il triangolo superiore si ripieghi su quello inferiore, in modo da aversi l'Idealizzazione dell' Oggetto: è questa la dinamica propria dell'Innamora-mento, dove l'oggetto è idealizzato. A sua volta il triangolo inferiore può ripiegarsi su quello superiore e si ha allora la Oggettivazione 5 dell'Ideale, espressa dalla trance dell'Ipnosi e dai movimenti di Folla. Anche per situazioni e fatti sostanzialmente sociali non si esce dunque dalla dinamica intra-personale, e ciò anche quando, dopo il 1937 Freud aprì la Psicoanalisi al mondo della relazione. J.Lacan ha approfondito invece la dinamica relazionale del narcisismo incentrandolo sul "rispecchiamento"(1966). In questa prospettiva quando il bambino dal VI mese di età comincia a rispecchiarsi, ovviamente sorretto da una persona adulta, giunge ben presto a mettere in relazione la immagine riflessa della persona che lo regge con la persona stessa, ignorando per il momento la propria immagine. L'immagine riflessa che egli riconosce compie la funzione gestaltica di dare unità e coesione al suo vissuto, precedentemente incoerente, costituendo così una struttura psichica coesiva, di base: un N. basico che si fonda su un Sè coesivo , psico-corporeo, presupposto necessario per giungere successivamente a riconoscere anche la propria immagine riflessa; dall'VIII al XVII mese mese di vita il soggetto inizia infatti ad avvertire anche la propria immagine, che poi differenzia progressivamente da quella della persona che gli sta accanto, fino a darle dignità primaria e a distinguerla dal proprio Sè vivente. Egli costruisce così un proprio Sè relazionale, per lo stabilirsi di uno spazio virtuale nel quale si pone l'Altro, visibile, in una unificazione totale non più soltanto visibile ma spazializzata. La contrapposizione al processo fisiologico descritto è offerta da quello dipendente dalla assenza della "persona conosciuta" accanto al bambino che si rispecchia, perchè l'adulto presente è non familiare o è ostile. Ne consegue, inanzitutto, la mancata formazione del N. di base, coesivo, quindi della immagine speculare globale, unitaria; il proprio Sè rimane sconosciuto e inquietante, l'altro presente nello specchio una cosa da guardarsi ma non cui guardare, il cui viso rimane un puro fatto percettivo e non avvia quello scambio significativo col mondo nel quale l'arricchimento di sè si alterna con la scoperta del senso che hanno le cose incontrate. Inoltre, il mancato superamento della incoerenza originaria porta alla minaccia di caos, al ritiro del soggetto in sè, a guardare all'altro per difendersene, a trovare negli altri solo un se stesso privo di vita: un rapporto negativo privo di spazio, dove il soggetto si trova in una condizione di più o meno grande indifferenzazione rispetto all'oggetto e con questi stabilisce rapporti solo fusionali, unidimensionali e mortiferi. L'altro, toccato, distrugge. 6 E' questa la situazione di Narciso, che vede nell'acqua soltanto se stesso perchè è incapace di rapportarsi ad un altro; e si tratta di una immagine solo visiva e di per sè cattiva, perchè riflesso di una persona ostile a tutti, come era Narciso. Tuttavia di essa Narciso ha un irrinunciabile bisogno, perchè è l'unica che gli consente un rapporto; bisogno fino a morirne, perchè in essa crede di trovare la vita e incontra invece la morte! G.Sassanelli (1982) ha proseguito il discorso indicando che il Sè coesivo conduce alla formazione di un Sè relazionale aperto alla successiva maturazione. Si ha allora la situazione del Narcisismo ideale a connotazione del tutto positiva, espressa da Sassanelli nel modello di "vero credente col col suo Dio, alla cui onnipotenza ricorre con umiltà e fiducia". Secondo le parole di Freud (1934-38) : "Lo Spirito divino, che è parimenti l'ideale della perfezione etica, ha infuso negli uomini la conoscenza di questo ideale e contemporaneamente l'impulso ad adeguare il loro essere all'ideale. Essi avvertono immediatamente ciò che è superiore e ciò che è inferiore e ordinario. La loro sensibilità è aggiustata alla distanza che li separa in ogni momento dall'ideale. Essa arreca loro profonda soddisfazione quando al perielio, per così dire, si avvicinano all'ideale; punisce se stessa con grave dispiacere quando, all'afelio, se ne sono allontanati". Nel caso contrario la carenza originaria del Sè coesivo, e del N. di base, porta alla aggregazione di un Sè agglutinante che, invece della istituzione di un Oggetto con cui inter-agire corrisponde all'Io ideale, che è radice di psico-patologia; lo stesso si risolve nella costituzione di un Narcisismo che conserva notevoli componenti dello stato primario il N. simbiotico-parassitario, e per il quale ogni auto-realizzazione si verifica a spese di altri. Gli apporti degli epigoni di Freud consentono oggi di disporre così la struttura narcisistica: specularità SI sorriso Sé relaz.- N. ideale oggetti/sé buoni Sé coesivo -----N. di base ritiro autistico NO pelle muscolare Sé agglut.- N.simb.par. oggetti/sé cattivi L'evoluzione ulteriore che si è avuta in questo campo riguarda l'integrazione che si è verificata fra le pulsioni libidiche e aggressive dell'Es con le strutture narcisistiche, con esiti diversi a seconda del diverso punto di partenza. 7 Il Narcisismo ideale è predisposto ad articolarsi con pulsioni libidiche e aggressive di tipo positivo, per dar luogo alla idealizzazione narcisistica indicata da Sassanelli (cit.) . In questo caso ci troviamo qui di fronte ad un Super-Io modellante, quello che prescrive: "Fai come fa(nno) tuo padre (tua madre), perchè fa(nno) bene. E poichè i genitori benevolenti e ispiranti si ritrovano negli altri, ciò porta alla maturità della alterità dialogica, fondata sull'apprezzamento positivo di sè e del proprio corpo, nonchè di quello degli altri visti come buoni. Dal punto di vista della evoluzione del Narcisismo si è raggiunto qui il livello non solo del Sè relazionale ma anche del Narcisismo libidico, coincidente con la piena auto-realizzazione dell'Io del soggetto. Al contrario, nel Narcisismo simbiotico-parassitario, frutto di una evoluzione psicologicamente sfavorevole, l'articolazione è destinata a farsi con gli aspetti negativi delle pulsioni libidiche e aggressive, che prendono consistenza non solo come Sè agglutinante ma come Super-Io proibente: "Non ti è concesso di fare ciò che tuo padre (tua madre) ha(nno) la possibilità di fare. Ne deriva distruttività interna ed esterna, un atteggiamento patologico dove la dimensione psichica è di superficie, priva di proiezioni e introiezioni, capace solo di "identificazioni adesive". Dal punto di vista della teoria del narcisismo si ha qui il Narcisismo anti-libidico, per il quale il soggetto dirige tutte le sue energie aggressive contro le potenzialità libidiche dell'Io, le autorealizzazioni sono negative, portano alla propria e all'altrui rovina. La Tabella seguente riporta le considerazioni più sopra svolte Integrazione fra pulsione e struttura narcisistica spazio transiz. apertura a mondo posit.: puls. addom.+ N. Ideale = Super-Io modellante - cultura Sé relazion. - N. libidico religios. creat.tà feticci dipendenze negat.: puls. selvagge+ N. simb.parass.= Sup.Io proibente - psico-somatosi Sé agglutin. - N.anti-lib.co fanatismi ideol. integraliste 8 Con riferimento alla versione di Ovidio e alla teoria di Matte Blanco si può ulteriormente sondare il contenuto del mito: Narciso è assetato, stanco e protende perciò la sua mano per bere. Con questo gesto si interrompe la pre-esistente simmetria infinita di amore, quella della contemplazione, in quanto la mano supera la impossibilità di trasformare la simmetria in asimmetria, divide, traduce il tempo infinito in tempo finito, e con ciò dà inizio alla conoscenza: al di là della fusione in me stesso c'è un qualcosa, un oggetto separato da me. E' la morte del narcisismo, il momento in cui Narciso conosce se stesso e proprio per questo, come aveva detto Tiresia, muore. Ma paradossalmente potrebbe incominciare a vivere, perchè la vera morte sarebbe stata nella continuata contemplazione di sè, la non-conoscenza che avrebbe conservato ma solo apparentemente la sua vita. Sappiamo tutti come la psicopatologia e la clinica abbiano ampiamente elaborato sul piano della dinamica individuale i principi del Narcisismo. E chi scrive ha tentato ad esempio un accostamento fra questa situazione e l'Autismo (1997). E' tuttavia possibile applicare tutto quanto si è considerato ad un livello di maggiore profondità: quella consentita al gruppo, un livello, uno spazio, dove i processi e gli interventi propri della dinamica individuale non si applicano più; a livello di gruppo ricorrono infatti altre leggi, e altra logica, perchè quella ordinaria, bi-valente, aristotelica viene meno ancor più di quanto accada per la psicoanalisi individuale. In questa prospettiva è possibile ritrovare tutti gli aspetti del Narcisismo delineati da Freud, da Lacan, da Sassanelli e da Matte Blanco, ma con un carattere di maggiore pregnanza; è inoltre possibile verificare la importanza delle nozioni teoriche del Narcisismo per la comprensione della prassi clinica. Per prima cosa, vi è chi non partecipa in alcun modo al lavoro di un gruppo terapeutico, nel quale è purtuttavia inserito, tranne che per presenza fisica: mesi e mesi di silenzio, di immobilizzazione a-mimica, di mancate risposte, di indifferenza a stimolazioni o a minacce di elminazione dal gruppo stesso. Fino alla necessità dell' allontanamento, senza che nel tempo si sia verificata alcuna modificazione della Personalità e del Sè. 9 E' questo un caso di narcisismo primario, dove si vede che si può avere una adesione tenace e stolida al gruppo, che inconsapevolmente attira ma senza che vi sia alcuna evidenza dello stesso interesse: ogni intervento riuscito, attivo o passivo, può distruggere questa contemplazione di fascino perverso che interessa solo a se stessi, proprio come il toccare l'acqua distrugge per Narciso la sua immagine riflessa. E' questo un aspetto dove la simmetrizzazione spinta, che si concentra su di se stessi, assume una visibilità unica. Vi è poi chi partecipa ma in modo improprio, rapportandosi in maniera privilegiata a qualcosa che può essere tutto tranne che il gruppo stesso. In questo caso il soggetto appare interessato al lavoro gruppale, ma non certo alla funzione propria del gruppo, che richiede a chi vuol farne parte l'abbandono delle posizioni individualizzate assunte nel tempo, per entrare nel reticolo gruppale. Il farsi del gruppo passa infatti attraverso fasi, che sono da una parte di omogeneizzazione fra i componenti tramite i processi di "resonance" , di "mirroring" e di "simulazione" descritti da Foulkes (1975) e e che sono denotabili come "simmetrici" secondo Matte Blanco (1975-1988); dall'altra parte, si hanno continui processi di a-simmetrizzazione nel lavoro delle ricostruzione metonimica dei sogni, dei ricordi, degli eventi che si sviluppano nel gruppo. La struttura del gruppo si verifica di fatto secondo processi inconsci fusionali e di nondistinzione, simmetrici, alternati a momenti critici, di a-simmetria, coscienti, che implicano processi di revisione individuale e di gruppale, comportanti la possibilità di nuove relazioni di oggetto. Ora il portatore di un narcisismo secondario, e ancor più chi è caratterizzato da un narcisismo simbiotico-parassitario, nella corrispettiva omogeneizzazione trova un ostacolo specifico: fondersi con gli altri, col gruppo, significa realizzare fantasie di inglobamento nella indeterminatezza dei propri e degli altrui confini e ciò si accompagna non solo al rischio di perdersi e di fare una sorta di naufragio ma anche nellla possibilità di perdere l'oggetto da parassitare. Chi è incapace di liberarsi del proprio passato individuale si sente comunque nel pericolo di "rischiare la morte" tramite la costruzione di una realtà oggettuale. Proprio come Narciso, nella immobilizzazione della propria contemplazione. Nel gruppo analitico uno dei modi efficaci per difendersi da questa minaccia è allora quello di resistere al processo fusionale e di bloccare l'accettazione di oggetti diversi da sè, 10 con la costituzione di un oggetto separato e distinto dal proprio Sè, che non minacci perchè è definitivamente un altro se stesso. Ciò si verifica tutte le volte in cui un membro del gruppo costituisce una alleanza stabile, pervasiva, con uno degli oggetti che il gruppo abbia reso salienti. Nel modo più semplice si tratta di un altro componente del gruppo o del suo leader; tuttavia la alleanza può riguardare anche un altro gruppo, idealizzato nei confronti con quello di appartenenza, o una militanza sottratta ad ogni discussione; oppure principi astratti, di natura politica, religiosa, di casta, quindi con ideologie e credenze. Il tutto in aspra polemica contro il proprio gruppo terapeutico, al quale la differenza viene continuamente contestata e nella conservazione della propria simmetria. La collusione resistiva può farsi anche con un sintoma di malattia organica o mentale o con una concomitante terapia farmacologica; il medicamento assume allora una valenza vitale, irrinunciabile, che in alcun modo appare possibile dismettere; anche quando si fa certo, nel lavoro gruppale, che esso è diventato terapeuticamente inefficace, ridondante, al limite controindicato. In questo quadro è di nuovo evidente il ricorrere di quel Narcisismo simbiotico-parassitario, anti-libidico, sottoposto ad un Super-Io proibente, e carico di aggressività che comporta la costruzione di feticci, fanatismi, integralismi. La conoscenza di questo processo si può approfondire ulteriormente nei termini della teoria di Matte Blanco, con la considerazione che il Sè agglutinante, proprio del narcisismo simbioticoparassitario che come tale rifiuta ogni contatto/scambio, rappresenta bene una adesione difensiva alla a-simmetrizzazione, per timore della simmetria terapeutica che il gruppo richiede. La a-simmetria coincide, in questo caso, con l'inconscio personale del soggetto interessato, la cui matrice è sempre presente nel gruppo analitico, e col rigetto dell'inconscio gruppale, rappresentato dalla matrice dinamica del piccolo gruppo e primordiale del Grande Gruppo. La situazione è quindi processata dal narcisismo simbiotico-parassitario ed è così caratteristica che è legittimo chiedersi se le resistenze opposte dalla psicoanalisi tradizionale al riconoscimento della gruppo-analisi, quando siano oltranziste e aliene da ogni dialogo, non rappresentino a livello di grandi istituzioni la stessa difficoltà narcisistica che si ha a livello personale nell'aprire l'ambito dell'inconscio personale a quello gruppale. 11 Si impedisce in tal modo il progresso della conoscenza e della clinica. Di fatto un progresso importante, anzi decisivo nel gruppo analitico si verifica quando i suoi componenti accettano di abbandonare il livello dell' inconscio personale, di pertinenza psicoanalitica, per accedere a quello di inconscio gruppale. Non tutti dimostrano di essere in grado di fare questo passaggio, e sta in ciò la ragione ultima dell'abbandono del gruppo prima del suo termine naturale.1) Nello studio di Pennycook-Graves (2004) si trova una attenta esegesi di questi componenti di gruppo che egli definisce "incapsulati", dove il termine si riferisce ad una "piattezza di affetti anche quando il contenuto del materiale (affrontato) può essere traumatico o eccitante". L'incapsulamento è un processo introiettivo, considerato come una difesa contro l'ansietà di annichilimento e si svolge in fasi che implicano il contenimento di due difese opposte: la fuga e la fusione, una oscillazione non dialettica fra a-simmetria e la simmetria, nella quale la crescita e lo sviluppo sono radicalmente impediti. Di fatto i soggetti che presentano situazioni di questo genere "oscillano facilmente tra una intensiva ricerca di contatto con oggetti esterni e un intensivo ritiro e rigetto dallo stesso...Questi pazienti temono in realtà che se le loro capsule vengono perforate si scateneranno terrori insopportabili; gran parte di questo terrore è associato alla relazione primaria e al relativo trauma. Il gruppo può favorire un ammortizzatore contro la paura della intrusione del terapeuta. Ma simultaneamente il terapeuta può fornire protezione nei confronti della paura di inghiottimento da parte del gruppo". L'incapsulamento è stato riconosciuto nelle forme della "dipendenza da sostanze, nelle perversioni, somatizzazioni, tendenze al rischio e criminalità". A questo elenco di Pennycook- Graves si ritiene possibile aggiungere la estrema riluttanza ad abbandonare posizioni individualizzate, che il soggetto ha da sempre agito come scene del proprio inconscio individuale, per abbandonarsi al gruppo. Ancora una volta è possibile vedere qui l'esercizio del Narcisismo anti-libidico, che da una parte aderisce al gruppo, dall'altro lo attacca, senza potere uscire dalla stessa oscillazione. 1) L'uscita prematura dal gruppo è stata studiata da Wennberg et al. (2004) confrontando con l'applicazione di test soggetti che avevano completato la terapia con altri che la avevano interrotta. Questi ultimi erano caratterizzati da maggiori difficoltà nell'affrontare situazioni frustranti, da una immagine corporea distorta, da una più grande dipendenza da altri e da ansietà fobica: tutti aspetti che possono ricondursi al timore di fronte alla richiesta di fondersi nel gruppo, sentita come una minaccia narcisistica. Analogamente Billow (ivi) ha rilevato che gli adolescenti, caratterizzati da scarsità di comunicazione, resistenze all'approccio e comportamenti anti-sociali, hanno bisogno di strategie gruppali particolari per essere trattati in gruppo senza che lo abbandonino. 12 Il riferimento al contenuto di una seduta gruppo-analitica nel suo ultimo anno offre una testimonianza concreta del conflitto narcisistico tra il lasciare l'ambito dell'inconscio personale per accedere a quello di gruppo, o in altre parole dice come si declina la riluttanza ad abbandonare il narcisismo anti-libidico per quello libidico. Nuccia è una donna avvenente, non più tanto giovane, di patologia isterica e dal comportamento del tutto libero, per non dire libertino. Essa ha tentato molti mezzi per uscire dalla sua situazione che la disturba per continui e devastanti screzi psico-somatici e che sente danneggiarla, ma senza mai riuscirci: psicoanalisi individuale, piccolo gruppo, grande gruppo, ancora piccolo gruppo analitico come l'attuale, niente ha modificato il suo entrare e uscire di continuo in relazioni erotico-sessuali, anche contemporanee, con un seguito di uomini prima sedotti e poi lasciati. Essa non si dimostra in alcun modo capace di fare uso della ripetuta e sempre uguale esperienza, che la lascia ogni volta depressa e piena di dolenzie, eppure pronta a ricominciare. Nuccia ha sognato di essere in una seduta di gruppo, ambientata in due stanze: "quella in cui si stava cominciava a girare, era tutto bianco e c'erano dei segni quadrati sempre bianchi sulle pareti. Tutti ci guardavamo meravigliati, dopo questi giri una ragazza sviene e poi anche un'altra e la conduttrice dice che ciò era normale. Anche io cominciavo a stare male e avevo paura, ma riuscivo a resistere e a non svenire. Dopo un po' il conduttore (io stesso) si avviava verso un circolo sportivo a fare sport e io lo guardavo ammirata, perchè era agile e forte come un ventenne (la mia età è di 82 anni...). La prima ragazza che sviene l'ho associata a Clara, e il conduttore lo vedo così agile, e con la mente di un ventenne". Fra le associazioni fatte dal gruppo, Luca (un soggetto resistente al gruppo perchè dipendente da un farmaco che non intende abbandonare) ricorda quando da piccolo andava in giostra e il fatto che non voleva essere il primo a vomitare, Enrica (una componente che ha fatto un ottimo lavoro gruppale) richiama il senso di vertigine che provava le prime volte, quando usciva dal gruppo, Laura (un'altra componente resistente) pensa che il sogno sia un modo che Nuccia ha di dirsi come fare nella vita e Ilaria pensa ad un tritacarne, un modo di Nuccia per eliminare le donne dal gruppo (nel passato Nuccia aveva fatto un sogno in cui compariva chiaramente il suo desiderio inconscio di "tritare" le donne). 13 In un secondo sogno Nuccia vede di nuovo il conduttore:" scendeva le scale e io lo vedo così, è bello; io scendo le scale con lui, sto per cadere e poi mi rialzo". Elvira associa il mal di schiena di cui soffre attualmente Nuccia agli svenimenti sognati e Ilaria pensa (in positivo) che Nuccia stia tentennando e perdendo le sue difese. Il conduttore precisa che le stanze sono due, una evidentemente senza giostra e quindi nella impossibilità di indurre svenimento ed ambedue sono bianche, con quadrati bianchi, come rappresentanza della difesa cosciente, della a-simmetria rassicurante e logica. Nel gruppo di quella seduta erano seguiti altri sogni, rispecchianti quasi tutti lo stesso conflitto innescato da Nuccia: il problema dell'abbandonarsi al gruppo, identificato come vertigine, caduta, vomito e svenimento, la necessità perciò di lasciare il legame transferale con un oggetto, in Nuccia il rapporto col conduttore, e la rivalità mortifera con le altre componenti del gruppo. Lo stesso legame impedisce di fatto di vedere il conduttore in termini di realtà e fa rialzare ogni qual volta che si sta per cadere; cosa che Nuccia non è ancora pronta a fare. Come conseguenza di questo discorso, si può dire che la drammatica riportata sia caratterizzata dall'imperversare del Narcisismo simbiotico-parassitario (proprio della condizione isterica) dominato da un Super-Io proibente, e anti-libidico per la prospettiva gruppale, mentre l'immergersi nel gruppo rappresenta il Narcisismo ideale, modulato da un Super-Io modellante, proprio della raggiunta maturità e specificamente libidico. La conclusione del lavoro non è stata con ciò ancora pienamente raggiunta, ed è la sua considerazione che giustifica la premessa che l'ha introdotto. E' possibile affermare, a questo proposito, che l'intera seduta si è svolta come una Storia comune, avente valore di mito; per questa sua caratteristica non è rimasto privo di valore il punto finale della relazione di Edmond Gilliéron, dove si è trattato della necessaria rinuncia che occorre fare quando si tratta di gestione del Narcisismo e che si esprime come "rifiuto di agire" del terapeuta. Il principio si è immediatamente applicato al corpo della presente relazione, rendendo evidente al suo Autore che la rinuncia all'inconscio personale, da farsi per accedere all'inconscio gruppale, in alcun modo doveva intenders

Gli indirizzi e-mail sono obbligatori